Mercoledì 9 novembre è stato fatto un ulteriore passo avanti nel processo e nelle indagini sulla morte del ciclista Marco Pantani. Fabio Carlino, l’uomo che aveva venduto al campione di ciclismo la cocaina della quale presumibilmente è morto era, infatti, stato condannato, con una sentenza molto severa, a 4 anni e 6 mesi.
Ora il procuratore generale di Cassazione ha chiesto di rivedere, almeno in parte, questo giudizio che, ha giudicato, non sarebbe stata così pesante se la persona morta non si fosse chiamata Marco Pantani. La nuova sentenza, se è una gioia per Fabio Carlino, rappresenta un’ingiustizia per la mamma di Pantani, Tonina, che la definisce “una vergogna”.
Insieme a Carlino era stata accusata anche l’amante del ciclista di Cesenatico, Elena Korovina, che era stata poi assolta in primo grado. Fabio Miradossa, lo “spacciatore” ufficiale è già stato condannato a quattro anni e dieci mesi, così come Ciro Veneruso, il corriere.
Ricordiamo che il Pirata è stato trovato morto nel residence di Rimini Le Rose il 14 febbraio del 2004. Sulla sua morte restano molti dubbi e incertezze, a causa degli errori nei referti ritrovati e nelle incongruenze nella ricostruzione delle sue ultime ore.
Da sette anni ormai, Umberto Salerno (avvocato della famiglia Pantani) e Enzo Vicennati (giornalista sportivo) indagano sulla morte del Pirata. A questo proposito nel 2008 è anche uscito un libro inchiesta, “Gli ultimi giorni di Marco Pantani” (Rizzoli) del giornalista francese Philippe Brunel dove molti di questi interrogativi vengono aperti e restano, ancora, senza risposta.